All’Itis una lectio magistralis di Luciano Violante sulla democrazia

All’Itis una lectio magistralis di Luciano Violante sulla democrazia

25-03-2024

All’Itis una lectio magistralis di Luciano Violante sulla democrazia

25-03-2024

Ospite d’eccezione stamane, 25 marzo 2024, all’Itis “Q. Sella” per una lectio magistralis dedicata alle classe quinte; oggetto della trattazione, il rapporto tra cittadini e istituzioni, con particolare riguardo all’esercizio dei diritti, ma anche ai doveri cui ciascuno di noi è chiamato ad adempiere sulla base della Costituzione repubblicana. Nella veste di relatore, Luciano Violante, ex magistrato, già membro della Commissione antimafia tra gli anni ’92 e ’94, parlamentare, Presidente della Camera dei Deputati tra il 1996 e il 2001 e attualmente Presidente della “Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine”. L’evento è stato possibile grazie all’adesione dell’Itis al Programma di Educazione per le Scienze Economiche e Sociali (Peses), promosso dall'Università Cattolica del Sacro Cuore e diretto dal Professor Carlo Cottarelli, nato con l'obiettivo di offrire agli studenti delle Scuole secondarie di tutta Italia l’opportunità di confrontarsi con protagonisti ed esperti della recente scena politico-economica italiana.

Dopo un’introduzione sull’origine storica delle democrazie occidentali, Violante ha illustrato le tappe fondamentali della storia repubblicana, dal referendum istituzionale del 2 giugno 1946 al terremoto di Tangentopoli del 1992, nonché il ruolo guida esercitato dalla Costituzione nei primi anni della Repubblica, quando occorreva dare stabilità al Paese.

“Un’epoca questa durata meno di un trentennio - ha affermato Violante -, durante la quale un grande peso venne esercitato dall’azione proficua e responsabile dei partiti politici, il cui ruolo di guida era diffusamente riconosciuto dai cittadini. In tale contesto, politici e funzionari pubblici, che improntavano la loro azione ai princìpi di disciplina e onore (art. 54 della Costituzione), concorrevano senz’altro a formare nel Paese quella diffusa cultura della partecipazione (che potremmo definire Koinè repubblicana), che in occasione delle consultazioni elettorali portava alle urne oltre il 90% degli aventi diritto al voto.”

Una situazione felice, in linea con i princìpi costituzionali della partecipazione dei cittadini alla vita e al progresso del Paese; un quadro destinato però a mutare sul finire degli anni Sessanta, quando si annunciano le lacerazioni che esploderanno nel decennio successivo. Perché, se da una parte gli anni ‘70 vedono l’attuazione di grandi riforme (dall’istituzione delle Regioni alle leggi sul divorzio, dallo Statuto dei lavoratori alla riforma del diritto di famiglia ecc.), dall’altra coincidono tristemente con gli “anni di piombo”, quelli in cui il terrorismo di destra e di sinistra mette a dura prova la tenuta democratica del Paese e la piena attuazione dei dettami costituzionali.

“Un periodo dolorosamente famoso – continua Violante -, quello delle stragi di Piazza Fontana e dell’Italicus, così come del sequestro Moro. Ricordiamo che, solo tra il 1969 e il 1982, ci sono stati 2.712 attentati terroristici, con più di 500 morti e 657 feriti. Un bilancio pesantissimo, cui si aggiungono, negli anni a seguire, le stragi di mafia e i tentativi, da parte di apparati deviati dello Stato con uomini ben lontani dai princìpi di disciplina e onore - di insabbiare le indagini. Eppure, anche in questo caso, il Paese reagisce: dibattiti pubblici e libri, l’azione culturale di partiti e di sindacati sui cittadini, la disponibilità di magistrati e uomini delle Forze dell’ordine a rimpiazzare i colleghi uccisi (ecco disciplina e onore!) sventano i rischi di involuzione democratica.”

E allora, venendo ai giorni nostri, quali sono le sfide cui è attesa la nostra democrazia in un momento in cui si registra una sempre più forte disaffezione verso il voto?

“Il problema è complesso – conclude Violante -, perché i cittadini che non votano sono cittadini che non si sentono rappresentati. Parte delle cause sono da ricercarsi nella classe politica, che non sempre si preoccupa adeguatamente della rappresentanza. E poi nel ruolo dei social, che sono rapporti intermedi, non di rappresentanza. Sindacati e partiti sono sostituiti da queste piattaforme, ma nessuno sa dove siano Google o Amazon, per cui ora il potere sa tutto dei cittadini, ma questi non sanno alcunché del potere. Se partiti e sindacati torneranno ad occuparsi della rappresentanza, è assai probabile che un numero maggiore di cittadini torni al voto.”

Al termine, spazio per le numerose domande giunte dagli studenti.

Ufficio Comunicazione e Relazioni esterne Itis “Q. Sella”

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