Se sai aspettare, le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto

Se sai aspettare, le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto

09-05-2025

Se sai aspettare, le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto

09-05-2025

La 3A del Liceo Scientifico Scienze Applicate alla mostra di Palazzo Gromo Losa

Steve McCurry è uno dei fotografi più celebri e influenti del nostro tempo, che sta dedicando la propria vita a immortalare momenti unici, per poter mostrare al resto del mondo angoli del pianeta di cui spesso dimentichiamo l’esistenza.

Il 10 aprile 2025 la 3A del Liceo Scientifico Scienze Applicate si è recata al Piazzo, dove Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero ospitano l’ultima mostra del famoso fotografo statunitense.
I ragazzi hanno esplorato i corridoi, ritrovandosi catapultati in mondi completamente differenti da quello quotidiano; un attimo prima si osservava rapiti le deserte pianure della Giordania e quello dopo si era immersi nelle lussureggianti foreste del Brasile.

Probabilmente, l’aspetto più interessante della mostra è stata la storia che c’è dietro a un semplice scatto, il viaggio che ha portato il fotografo a scegliere quel determinato momento da catturare con la propria macchina fotografica.

Dal papà che attraversa le praterie della Mongolia portando in braccio sua figlia a cavallo di una renna, al pastore che, sorreggendosi a un bastone per tenersi in equilibrio sull’unica gamba, conduce il proprio gregge di pecore attraverso l’altopiano del Tibet, dal bimbo appena diventato monaco buddista, ai lavoratori nelle miniere dell’Afghanistan.

Lo scatto senza dubbio più famoso è la Ragazza afghana, realizzato nel 1984.
La fotografia ritrae una giovane dodicenne rimasta orfana che è diventata celebre in tutto il mondo per la profondità dei suoi occhi; quelle fredde iridi verde smeraldo raccontavano la tristezza del popolo afghano e le difficili condizioni in cui i profughi erano costretti a vivere.
Quello sguardo così magnetico ha suscitato le emozioni più diverse; dentro, vi si potevano leggere il timore e la diffidenza di chi probabilmente vedeva una macchina fotografica per la prima volta, ma anche la determinazione e la forza di chi vuole riscattarsi dalla miseria.

Proprio gli occhi dei soggetti che McCurry fotografa sono quei particolari in grado di segnare l’animo dello spettatore; dai caldi e profondi occhi scuri dei bimbi asiatici, a quelli degli anziani di un villaggio africano marcati dalle rughe.

Il fotografo pone in contrasto la natura incontaminata con quella antropizzata, esaltando quei paesaggi immacolati che troppo spesso vengono distrutti dalla furia umana; mette a confronto stili di vita completamente diversi, evidenziando la mancanza e la trascuratezza di diritti che dovrebbero essere inviolabili, e denunciando il lavoro minorile, la mancanza di sicurezza sul lavoro e l’assenza di aiuti per le persone con disabilità.

Attimi quotidiani, di pura semplicità, sono stati resi immortali dagli scatti di McCurry, che ha permesso a migliaia di persone inconsapevoli di mostrare il proprio volto a quella parte di mondo che troppo spesso si dimentica della loro esistenza, credendo, con presunzione, di essere padrone di ciò che li circonda.

Differenza che può essere riassunta in una foto inedita, dove viene ritratto un nostro compagno di origini pakistane, vicino a un quadro di McCurry, che ritrae un suo concittadino degli anni Ottanta. Si nota che, seppur provenendo dallo stesso Paese, i due vivono condizioni totalmente opposte: ciò fa risaltare in maniera concreta le differenze, che spesso si dimenticano fra noi e loro.

In un’intervista, inoltre, ha sottolineato la difficoltà di entrare in contatto con culture tanto diverse dalla nostra; il prezioso aiuto della sua équipe e delle persone del luogo è stato fondamentale per instaurare rapporti sinceri con i soggetti fotografati, anche se l’ingrediente essenziale per una buona fotografia è la capacità di aspettare per cogliere il momento migliore.

Biella ospita così una mostra da un significato molto profondo, che almeno una volta nella vita bisognerebbe visitare; infatti, questa porta a una visione molto concreta della condizione che milioni di persone vivono ogni giorno, e a riflettere su un mondo ormai dimenticato dai Paesi globalizzati come i nostri.

Se sai aspettare, le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto